Archivio documenti ed attività per
La Lectio Divina

 

 

 

 

(domenica 7 ottobre 2012  -  XXVII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Ebrei 2, 9-11

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

La croce (la sofferenza) nel messaggio di Gesù

La sofferenza è umanamente vista come una maledizione. Gesù non dice che è una cosa buona, perché Dio è Padre e vuole la nostra gioia.  Gesù però porta un senso nuovo alla sofferenza, accettandola nella Sua vita ed insegnandoci che con Lui diventa un mezzo di redenzione. 

Tutto l’insegnamento di Gesù esclude infatti il concetto di punizione (soffro perché ho peccato), e quello di intervento diretto di Dio (soffro perché Dio vuole che io soffra, e perciò mi manda la sofferenza). 

Porta invece il concetto di Provvidenza: soffro perché la vita mi presenta una sofferenza (nel caso d i malattia o di evento naturale) oppure perché la libertà umana mi infligge questo dolore (nel caso che qualcuno mi faccia del male); non è stato Dio a mandarmi la sofferenza, ma è presente nella mia vita di oggi: mi aiuta a vivere bene quello che la vita oggi mi presenta (gioia come sofferenza)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli: Gesù è Dio, ma per obbedienza al Padre diventa uomo, dunque un po’ inferiore agli Angeli

lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti: viene però “coronato di gloria” (che significa in ebraico “peso”, la quantità dell’onore che si riceve; ed in greco “opinione”, cioè quello che si pensa di noi) a causa della Sua Morte. È la Croce di Gesù che lo rende grande, che rivela la grandezza di Dio, un Dio che si mette a servizio dell’uomo fino a dare la propria vita per tutti, senza distinzioni di alcune genere (razza, sesso, moralità,…)

Ed era ben giusto che Colui, per il quale e del quale sono tutte le cose: il Padre è creatore (da Lui proviene tutto) ed è il fine di ogni vita (siamo fatti per Lui)…

volendo portare molti figli alla gloria: e proprio perché siamo fatti per Lui, siamo destinati alla “gloria”, nel senso detto prima, la stessa gloria di Gesù, al quale siamo conformati

rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza: perché Lui è il nostro capo (il primogenito) e perciò deve essere perfetto. E la perfezione si ottiene proprio attraverso la sofferenza salvifica (non è la sofferenza in sé che è santificatrice, ma il modo come la si vive. È solo uno strumento, il fine è la nostra santificazione)

Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli: essendo diventato uomo come noi (siamo della stessa origine) ci può santificare, ci può rendere come Lui attraverso il Suo esempio, il Suo insegnamento e la Sua Grazie (il dono di se stesso che ci riempie e ci porta alla santificazione)

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         so comprendere il senso della sofferenza come dono di salvezza per me e per gli altri?

§         cerco la vera gloria che Gesù mi può dare, o voglio la gloria umana (l’applauso degli uomini?)

§         mi sento “fratello” di Gesù, e lo so imitare per diventare come Lui “glorioso”?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

mi fermo ad immaginare l’uomo Gesù sulla Croce, umanamente disprezzato ed invece “coronato di gloria” dal Padre. E poi guardo la mia vita vissuta nell’imitazione del Signore, e mi sento pieno di gioia per la gloria che il Padre dona anche a me, infinitamente più grande di quella che mi possono fare gli uomini

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a guardare la sofferenza non come maledizione o punizione, ma come opportunità di dono salvifico per me e per gli altri

 

(domenica 21 ottobre 2012  -  XXIX del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Ebrei 4, 14-16

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Il sacerdozio nell’Antico e nel Nuovo Testamento

§         L'A.T. parla di "popolo sacerdotale" (Es. 19,6) riferendosi ad Israele. Però parla anche di sacerdoti in senso specifico (membri della tribù di Levi). Scopo del sacerdozio è quello di tenere il popolo in comunione con Dio tramite preghiere e sacrifici.  È soprattutto il libro del Levitino che parla del sacerdozio (154 volte).  Non può però portare la salvezza. 

§         In tutte le culture dell’epoca c’era un sacerdozio, il cui scopo era quello di offrire i sacrifici, e di fare da “lettore” della volontà di Dio attraverso dei gesti magici.

§         Il sacerdozio nel cristianesimo è solo di Cristo.  Vi si partecipa col Battesimo (Sacerdozio comune dei fedeli) e con il Sacramento dell’Ordine (Sacerdozio Ministeriale). 

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, poiché abbiamo un grande sommo sacerdote: la Lettera agli Ebrei parla di Gesù secondo le categorie del linguaggio ebraico. Lo presenta perciò come “Sommo Sacerdote”. Per distinguerlo da quello umano lo chiama “grande”. Tutto questo brano però è l’approfondimento delle differenze tra il Sommo Sacerdote umano e Gesù

che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio: intanto questo “Sommo Sacerdote” viene dal cielo, direttamente dal Padre di cui è Figlio secondo natura, e non solo per creazione

manteniamo ferma la professione della nostra fede: la nostra fede allora ha una base sicura in Lui, diventato uomo per portarci la verità intera e la salvezza

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato: è Dio, ma ha vissuto una vita umana normale, anzi, ha accolto u di sé la sofferenza in modo straordinario, proprio per farci comprendere che è un Dio vicino, che capisce e condivide le nostre difficoltà, e ci aiuta a portarle ed a superarle, facendole diventare salvifiche

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno: per questo non abbiamo paura di Dio, non lo vediamo come un padrone lontano, perché sappiamo che è misericordioso (ama nonostante le nostre debolezze) e dona la Sua Grazia, ci riempie cioè gratuitamente (non siamo noi a meritarli, perché li ha già meritarti Lui per noi) dei Suoi doni di vicinanza, di forza, di gioia, di pace…

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         vedo Gesù come un “Dio vicino”, che mi capisce perché ha condiviso con me tutta la vita?

§         ho fiducia nella misericordia del Padre, che mi ama più di quanto io pensi di meritare?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino Gesù sulla Croce, e guardo contemporaneamente le mie croci quotidiane. Contemplo Gesù che mi guarda con affetto proprio perché sa cosa è la croce, e lascio che la mia vita si riempia d i gioia, perché mi sento capito ed accompagnato anche nei momenti più difficili

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a vivere con fiducia sapendo che Gesù è con me anche nelle mie difficoltà quotidiane

 

 

 

(domenica 04 novembre 2012  -  XXXI del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Ebrei 7, 23-28

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’offerta dei sacrifici nell’Antico e nel Nuovo Testamento

In tutte le religioni c’è l’offerta a Dio di qualche sacrificio, come segno di adorazione e di sudditanza.

§          Questa offerta, o sacrificio a Dio, significa l’atteggiamento dell’uomo di fronte a Dio che Lo ringrazia dei doni ricevuti, con un proprio dono, o Gli fa richiesta di un aiuto, rinunciando a qualcosa di proprio per ottenere un vantaggio maggiore.

§          La rinuncia a qualcosa di personale, tiene il posto della propria persona (ti vorrei offrire me stesso, ma, non potendolo fare, ti offro come segno qualcosa di mio).

§          È una professione di fede, in quanto prevede che l’uomo abbia riconosciuto in Dio una persona che lo sa amare ed aiutare (per esperienza personale o culturale). Prende le mosse dall’esperienza umana del regalo fatto alla persona cara (significa amore) all’autorità (significa sottomissione)

§          Prevede normalmente il mediatore (sacerdote), che offre a nome del soggetto.

L’offerta a Dio nel cristianesimo acquista dei significati particolari:

§          non c’è un vero sacrificio, perché l’unico sacrificio, fato una volta per sempre, è quello di Cristo; non servono offerte di altro genere 

§          non c’è sacerdote, perché l’unico mediatore è Cristo che dona se stesso

§          il dono non è simbolico (un oggetto al posto di me stesso) ma è sempre reale (Gesù dona la Sua vita, e ci chiede di donare la nostra)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, (gli Israeliti) sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta: continua la riflessione sulle differenze tra il sacerdozio ebraico e quello di Gesù.  Qui spiega il sacerdozio perenne, dovuto al fatto che non muore

Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore: questa Sua vita eterna (divinità) Gli permette di offrirci una salvezza perfetta, che nessun uomo può donare: l’uomo al massimo è un intermediario

Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli: se abbiamo un “Sommo Sacerdote perfetto” non dobbiamo cercare altro. La Sua perfezione è dovuta a queste caratteristiche che enumera; soprattutto la santità, vista sia come innocenza che come “separazione”, secondo la concezione ebraica (ci si separa dai peccatori per non contaminarsi; sappiamo che Gesù si è mischiato con i peccatori, si è fatto pubblicano e lebbroso per noi… questa separazione è vista solo nel fatto che non è più sulla terra, ma continua ad esercitare il Suo Sacerdozio nel cielo)

Egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso: la Sua Santità prevede che non ha bisogno di purificarsi con dei sacrifici, perché ormai per il cristiano non ci sono più altri sacrifici: basta quello della Croce che ha purificato l’umanità intera, l’ha messa in condizione di incontrare definitivamente il Padre

La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno: il Padre è più grande della legge che Lui stesso ha dato come strumento transitorio. E Lui vuole ora che il Figlio sia Sacerdote perfetto in eterno, perché reso tale dal Suo dono sulla Croce.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§          vedo Gesù nella Sua santità come modello per la mia vita?

§          percepisco la Sua salvezza come dono completo che posso ricevere con facilità, accogliendo la Sua Parola ed il Suo amore?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

immagino Gesù nella Sua vita terrena, con il Suo equilibrio e la Sua santità; e poi immagino la mia vita, negli aspetti nei quali ancora non è secondo questo modello. La guardo poi rinnovata, convertita alla luce dell’esempio divino, e lascio che questa immagine mi riempia tanto da farmi decidere sinceramente di vivere sempre così

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a crescere alla luce dell’esempio di Gesù, che ogni giorno rinnovo nella mia vita con la meditazione della Sua Parola

 

 

(domenica 11 novembre 2012  -  XXXII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Ebrei 9, 24-28

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’offerta dei sacrifici nell’Antico e nel Nuovo Testamento

In tutte le religioni c’è l’offerta a Dio di qualche sacrificio, come segno di adorazione e di sudditanza.

§         Questa offerta, o sacrificio a Dio, significa l’atteggiamento dell’uomo di fronte a Dio che Lo ringrazia dei doni ricevuti, con un proprio dono, o Gli fa richiesta di un aiuto, rinunciando a qualcosa di proprio per ottenere un vantaggio maggiore.

§         La rinuncia a qualcosa di personale, tiene il posto della propria persona (ti vorrei offrire me stesso, ma, non potendolo fare, ti offro come segno qualcosa di mio).

§         È una professione di fede, in quanto prevede che l’uomo abbia riconosciuto in Dio una persona che lo sa amare ed aiutare (per esperienza personale o culturale). Prende le mosse dall’esperienza umana del regalo fatto alla persona cara (significa amore) all’autorità (significa sottomissione)

§         Prevede normalmente il mediatore (sacerdote), che offre a nome del soggetto.

L’offerta a Dio nel cristianesimo acquista dei significati particolari:

§         non c’è un vero sacrificio, perché l’unico sacrificio, fato una volta per sempre, è quello di Cristo; non servono offerte di altro genere 

§         non c’è sacerdote, perché l’unico mediatore è Cristo che dona se stesso

§         il dono non è simbolico (un oggetto al posto di me stesso) ma è sempre reale (Gesù dona la Sua vita, e ci chiede di donare la nostra)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore: la lettera agli Ebrei continua a paragonare il Sommo Sacerdote vero (Gesù) all’immagine del Sommo Sacerdote (quello ebraico). Il Sacerdote Ebraico entra nel Tempio di Gerusalemme per offrire sacrifici umani (agnello, incenso…). Gesù invece entra nel Tempio definitivo (il Paradiso col Padre) ed intercede, cioè prega il Padre, per noi

e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: i sacrifici offerti dal sacerdote ebraico non hanno un valore assoluto, tanto che devono essere ripetuti... 

In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso: Quello di Gesù invece è offerto una volta per sempre, perché è il sacrificio definitivo, tanto che annulla il peccato una volta per tutte (riapre il ponte tra Dio e l’uomo: questa è la vera spiegazione del peccato originale)

E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza: Gesù è morto per la salvezza dell’umanità. Poi tornerà per concludere l’umanità con la Resurrezione finale.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Ho coscienza che Gesù è la risposta definitiva, perciò non devo cercare verità spirituali se non in Lui?

§         Ho coscienza che Gesù è la salvezza definitiva, perciò non devo cercare la vita spirituale se non in Lui?

§         Mi sento già salvato da Gesù, non nel senso che non devo essere attento per non peccare, ma nel senso di non avere ansie sulla Sua accoglienza?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi fermo ad immaginare i sacrifici ebraici, nel Tempio di Gerusalemme, e poi il Sacrificio della Croce, che in modo definitivo mi apre il ponte con il Padre. E lascio che questa certezza riempia il mo cuore, in modo da essere pieno di fiducia e di gioia nella mia vita spirituale.

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a non cercare verità spirituale né salvezza all’infuori di Gesù.

 

 

(domenica 18 novembre 2012  -  XXXIII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Ebrei 10, 11-14. 18

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati: il compito del sacerdote ebraico (come di quello pagano), mediatore tra Dio e gli uomini, è quello di offrire sacrifici. Ma questi non hanno un valore in sé, non cambiano la vita dell’uomo radicalmente, perché sono oggetti dal valore minore dell’uomo e della sua spiritualità

Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi: diverso è il “Sacerdote Gesù”. il Suo sacrificio è fatto una volta per sempre, perché ha in sé valore infinito. dopo la Croce di Gesù non servono più sacrifici, ma c’è solo la vita con il Padre, vita alla quale anche noi siamo uniti, perché il nemico (Satana) è ormai vinto (anche da noi, se siamo con Gesù)

Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati: infatti noi siamo resi perfetti, non per merito nostro, ma perché Lui ci ha uniti a sé nella gloria.  Dopo la Croce di Gesù nessuno ha più il diritto di dire: “Io non posso essere santo”, perché noi siamo uniti a Lui definitivamente, se lo accettiamo con le nostre libere scelte quotidiane

Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per essi: se la nostra vita è totalmente unita a Cristo, non serve rinnovare il perdono dei peccati, perché non esistono più, in quanto già perdonati una volta per sempre

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§          mi sento perdonato e convertito, oppure cado in uno dei due squilibri:

o          quello di pensare che sono perfetto, senza bisogno di conversione;

o          quello di pensare che sono così peccatore da non essere degno di perdono?

§          Cerco la santità, oppure mi fa paura questo invito di Gesù?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi fermo a vedere Gesù sulla Croce, che diffonde la Sua misericordia su ogni persona, e su di me in particolare. Guardo poi la mia vita pensando a come è bella vissuta nel perdono, nella conversione dai peccati, perché Lui li ha lavati e mi ha reso capace di una vita nuova

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a cercare sempre l’equilibrio tra il sentirmi convertito (non perfetto di natura) e il sentirmi degno del Suo perdono, perché so che mi ama come un figlio

 

 

 

(domenica 25 novembre 2012  -  Cristo Re dell’Universo)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Apocalisse 1, 5-8

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Rapporto tra peccato e sofferenza, e tra perdono e sacrificio

Nell’Antico Testamento era comune l’idea che ogni sofferenza fosse dovuta ad un peccato, dunque punizione divina. Gesù nega questo legame (Gv. 9,1-3 Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio) e parla della sofferenza invece come mezzo di salvezza, se è vissuta con Lui.

Davanti al peccato Dio, che è Padre, perdona sempre, e ci dimostra questo amore infinito facendoci un dono infinito: la vita di Suo Figlio.

Il cristiano non fa dei sacrifici (“fioretti”) per tenersi buono Dio, per evitare le Sue punizioni (compreso l’Inferno), ma solo per trovare la libertà di fronte alla schiavitù degli istinti.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra: alcune caratteristiche di Gesù spiegate da questo libro di preghiera e di spiritualità che è l’Apocalisse: è Colui che porta la verità (testimone); è fedele, perché mantiene le promesse del Padre; è il primogenito dei morti, perché con la Sua Morte dà un senso alla nostra; è al di sopra dei Re umani, perché Lui ha il potere (servizio) sul mondo intero

A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen: come conseguenza ci ama in modo infinito, perché ci dona la liberazione dal male attraverso il Suo Sangue; ci chiama ad essere Re (= servi, come lo è stato Lui) e Sacerdoti (cioè capaci di offrire il sacrificio vero, che è la nostra vita).

Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen!: la nostra speranza è nella Sua Venuta alla fine dei tempi, quando tutti avranno la gioia di vederlo come Dio, e potranno seguirlo nella Resurrezione finale. Anche i “cattivi”, addirittura coloro che lo hanno ucciso fisicamente, potranno incontrarlo e sentirci amati da Lui, se avranno aperto il loro cuore a questa accoglienza dell’amore.

Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!: le ultime caratteristiche di Gesù presentate da questo brano: Gesù è il principio (perché in Lui tutto è stato creato) e il fine (perché in Lui tutto riceverà vita eterna); è eterno, perché in quanto Dio non ha né principio né fine.

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino queste caratteristiche di Gesù, e le vedo nel rapporto con me. Mi fermo perciò a gustare Gesù che mi dona tutto; che è fedele e non mi abbandona mai; che mi permette di essere come Lui, Re e Sacerdote; che è principio e fine di tutte le cose… tanto da sentire in me il desiderio prepotente di essere sempre con Lui

 

 

 

 

(domenica 2 dicembre 2012  -  I di Avvento)

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: 1 Tessalonicesi 3, 12-4,2

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’insegnamento e la testimonianza

La fede dipende dalla predicazione (Rom 10,17): alla base perciò c’è un annuncio verbale. Da solo però non è sufficiente, come non lo è stato per Gesù, che ha sempre usato dei “segni” (miracoli, opere di misericordia, Croce e Resurrezione…) per avvalorare la Sua Parola.

Nella nostra vita perciò sono indispensabili sia l’insegnamento che la testimonianza: è indispensabile la testimonianza, cioè la vita coerente con la Parola di Gesù; ma una testimonianza spiegata, perché se no chi la vede non capisce il suo significato profondo, ma pensa che sia un mio modo personale di vedere la vita.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Il Signore poi vi faccia  crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come  anche noi lo siamo verso di voi: l’auspicio di Paolo per i Tessalonicesi, così come per ciascuno di noi, è che sappiamo crescere nell’amore fraterno, perché è in questo che si manifesta la novità morale di Gesù. e questo auspicio non è solo un invito ai lettori, ma è la presentazione del proprio modello (come Gesù dice: “amatevi come io ho amato voi”, così anche Paolo si sente di dire: “io sono cresciuto in questo amore, guardami ed impara”)

per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento  della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi: la nostra santità infatti è in questo comandamento di Gesù. Un cristiano ha la propria forza nell’incontro con Cristo, e la propria caratteristica nell’amore per il prossimo.

Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più: piacere a Dio non significa fare cose strane, particolari, né tanto meno difficili, come pesanti penitenze: significa vivere il comandamento nuovo dell’amore

Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù: Paolo trasmette “norme” non proprie, ma di Gesù. e sappiamo che l’unica norma di Gesù è il Comandamento nuovo; per questo Paolo incentra qui tutto il suo invito alla perfezione

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§          ho chiaro che il comandamento nuovo dell’amore è l’anima della morale cristiana?

§          so fare di questo comandamento la luce delle mie scelte quotidiane?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

ascolto Paolo mentre trasmette questo comandamento di Gesù, e pensa alla mia vita rinnovata dalla scelta di viverlo fino in fondo. Lascio che la gioia di questa visione mi spinga realmente a questa scelta

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a mettere il comandamento nuovo dell’amore come luce delle mie scelte quotidiane

 

 

 

(domenica 16 dicembre 2012  -  III di Avvento)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Filippesi 4, 4-7

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

La gioia del cristiano

Il cristiano è una persona che vive la gioia, la fiducia, l’abbandono in un Padre amoroso, l’ottimismo (che non è opposto di realismo. Semplicemente l’ottimista vede la realtà così com’è, ma con speranza e con positività)

Gesù è un maestro di gioia e di speranza. Seguendolo, possiamo crescere in questo atteggiamento, che ci aiuta a vivere meglio.

Non è l’impegno personale per togliere il dolore (buddismo), ma è l’accoglienza dell’amore del Dio che è diventato uomo, e che riempie di senso e di speranza la vita, e che si trasmette ai fratelli come dono di pace e di serenità.

Il Nuovo Testamento ha molti brani che invitano alla gioia, espressa con termini diversi (gioia, letizia, esultanza, beatitudine…).  Per esempio: (Lc 2,10) l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo.  (Giac 1,2) Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove.  (Lc 1,47) L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore  (Mt 5,3) Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.  

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi: questo ribadire il concetto fa capire che per Paolo la gioia è un atteggiamento indispensabile per vivere bene la nostra fede

La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!: la gioia non è solo un sentimento, ma un modo di essere che ci rende migliori nei rapporti sociali (Paolo lo chiama “affabilità”). Sapendo che il Signore è vicino a noi (lo è su questa terra nella Sua Parola, nei Sacramenti e nella persona dei fratelli, e lo sarà per sempre in Paradiso) non possiamo essere tristi.  Per noi oggi il Natale è un ricordo di questa vicinanza del Signore

Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti: i problemi ci sono, l’angustia è una reazione sbagliata ai problemi, perché avrebbe senso solo se fossimo soli, senza aiuto.  Dio invece è con noi ed è pronto ad accogliere le nostre richieste, che diventano comunque ringraziamento, perché se anche non le ascolta materialmente togliendo quei problemi, diventano un modo per sentirlo vicino con la forza di affrontarli

e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù: frutto di questo atteggiamento di gioia e di abbandono nel Signore è la pace del cuore, il modo di essere di chi sa di essere amato, accompagnato da una persona che lo difende e lo aiuta

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         come vivo la gioia nella mia vita (cioè quanto mi sento amato e protetto)?

§         come traduco questa gioia in affabilità (chi mi è vicino la percepisce e riceve uno stimolo a sua volta a viverla)?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

contemplo il Signore vicino a me, che mi abbraccia e mi protegge, e sento la gioia di questa vicinanza.  Poi guardo a come sarebbe la mia vita se fosse sempre piena di questa pace, decidendo di viverla sempre così.

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a vivere la preparazione al Natale nella gioia dell’attesa dell’incontro con un amico

 

 

(domenica 13 gennaio 2013  -  Battesimo di Gesù)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Tito 2, 11-14; 3, 4-7

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Salvezza da Cristo o dalle nostre opere?

È il punto di maggior contrasto teologico con i Luterani.  Cerchiamo di vederlo con l’equilibrio di Gesù:

§         sia da Vangelo che dalle lettere di Paolo risulta che la salvezza non è “merito” del credente, ma un dono di Dio. La salvezza dunque è anzitutto da Cristo, e non dalle nostre opere

§         Paolo dice che la salvezza non viene dalle “opere della legge”, cioè dall’osservanza delle leggi ebraiche (soprattutto circoncisione e sabato). Parla però spesso delle “opere dello Spirito”, che sono quelle dovute all’impegno del credente nell’essere coerente con la Parola di Gesù.  Queste sono indispensabili per la salvezza, perché Lui me la offre comunque, ma io non la prendo se non accolgo praticamente la Sua Parola (non basta una fede spirituale, che non si concretizzi in una coerenza di vita!)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini: Gesù è la pienezza della Grazia (dei doni gratuiti di Dio), che viene nella carne per portarci questi doni personalmente

che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri  mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo: i primi frutti di questi doni si manifestano nella nostra vita con scelte morali chiare: raggiungere la vera fede (empietà è l’opposto di “pietas”, cioè fede pura), togliere desideri superficiali per mettere in noi desideri di bene profondo, togliere l’avidità materiale per mettere al suo posto una vita più spirituale, che cerca le cose materiali solo come strumento per la vita…

nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo: e tutto questo ha poi un secondo frutto, che sarà la vita che continua nell’eternità con Lui, nella Sua gloria (uniti alla Trinità)

il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo  puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone: essere con la Trinità significa essere conglobati in Cristo, che vive col Padre e ci porta con sé; è la Sua vita, soprattutto la Sua Croce, che ci fanno entrare così profondamente in rapporto con la Trinità. E ciò vale per ogni credente, così come per tutta la comunità dei credenti (Gesù ci chiama a sentirci parte di questo popolo)

Quando però si sono manifestati la  bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per  sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione: è Gesù che salva, con tutto il Suo dono per noi. Noi non dobbiamo sentirci primi protagonisti in questo cammino di salvezza, ma solo destinatari di un dono, nel quale mettiamo poi la nostra libertà per accoglierlo

e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla  sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna: il Padre per mezzo di Gesù ci dona anche lo Spirito Santo, che ci mette in condizione di essere santi, e perciò eredi con Gesù (siamo figli adottivi!) della vita con la Trinità.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         vedo nella mia vita i frutti della salvezza (fede, desideri spirituali, sobrietà…)?

§         attendo la “Beata Speranza” o vivo nell’ansia del passaggio all’altra fase della vita?

§         mi sento salvato da Gesù, e gioioso di ricevere i Suoi doni?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi fermo ad immaginare i doni che Gesù porta (fede, desideri spirituali, sobrietà…) e poi guardo la mia vita come sarebbe bella se fosso vissuta alla luce di quei doni e non nell’egoismo della ricerca di me stesso.  Lascio che la gioia di quell’immagine mi riempia tanto da spingermi a decidermi di accogliere e sviluppare quei doni

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a vivere nella fede e nella sobrietà che Gesù insegna

 

(domenica 20 gennaio 2013  -  II del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: 1 Corinzi 12, 4-11

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Carismi personali e bene comune

La tensione tra persona e comunità è sempre presente nella Chiesa.  Gesù ci dona una chiave di lettura equilibrata, basata sull’ “e – e” e non sull’ “o – o”.

§         Ognuno è amato personalmente come figlio, ed ha dei doni personali che lo rendono importante per Dio stesso come per tutti gli uomini

§         Questi doni non hanno significato né valore se non sono vissuti per il bene di tutti, perché il Padre ci chiama tutti a collaborare con Gesù nella ricerca del fratello perduto, nella testimonianza della Parola vissuta quotidianamente…

Un vero cristiano perciò non vive una tensione tra personale e comunitario, ma

§         è sempre se stesso, così come il Padre lo ha creato e come lo Spirito lo chiama con i Suoi carismi,

§         e lo è nella comunità ed a servizio della comunità.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti: grazie ai doni che lo Spirito Santo ci fa, siamo diversi l’uno dall’altro. Questo non significa che uno sia superiore all’altro: ognuno è indispensabile perché è amat oda Dio in modo personale, e chiamato a portare dei doni senza i quali l’umanità sarebbe più povera (ricordiamo Madre Teresa di Calcutta che diceva “so che io porto solo una goccia nel mare dei bisogni, ma se io non lo facessi, in  quel mare mancherebbe la mia goccia!”)

E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: i doni infatti sono tutti importanti perché destinato al bene di tutti

a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue: enumera poi dei carismi particolari, che erano presenti nella comunità di Corinto; una comunità viva, anche se tendente un po’ all’esaltazione. Infatti tutto questo brano, e in particolare quello che mediteremo la volta prossima, sono destinati a far trovare l’equilibrio ai cristiani di quella comunità

Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole: il primo motivo per trovare equilibrio è il fatto che i singoli carismi non ci rendono più o meno bravi, più o meno utili alla comuni, perché ciascuno di essi è un dono dello Spirito (e qui c’è anche una riflessione importante sul fatto che lo Spirito Santo è “Persona divina”: Paolo dice che Lui dà i doni “come vuole”. Se ha una Sua volontà, non è solo una “forza di Dio”, ma è una persona autonoma

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         ho individuato i doni che lo Spirito mi dà, e li so sviluppare per il bene comune?

§         so vivere con umiltà le mie doti, senza sentirmi superiore e d’altra parte senza insabbiarle?

§         Capisco che tutto quello che faccio deve essere “per l’utilità comune” e non per il mio solo interesse personale?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

immagino per un po’ di tempo i carismi che Paolo enumera, vedendo quali lo Spirito dona a me. E poi guardo la mia vita vissuta nel mettere a frutto quei doni, nell’umiltà di sentirmi solo uno strumento per l’utilità di tutti.  La gioia di questa immagine mi deve portare a decidere di fare della mia vita un continuo dono ai fratelli

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

 

 

 

 

(domenica 3 febbraio 2013  -  IV del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: 1 Corinzi 12,31 - 13,13

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’agape, grandezza cristiana

Parlare di amore è una cosa comune, ma sappiamo che questa parola ha significati diversi. Restando anche solo nel campo religioso, per molti dire che:

§         Dio ama l’uomo significa dire che è pronto ad accogliere i buoni, o almeno i convertiti, ma che non vuole i cattivi

§         l’uomo ama Dio, significa avere un sentimento di fede (esiste; è grande…)

§         l’uomo ama il prossimo, significa avere affetto per chi è buono con me…

Gesù cambia radicalmente queste realtà: per Lui amore (in greco agaph) significa scelta radicale a favore dell’altro, prescindendo dal sentimento.  Perciò:

§         amo Dio quando decido di essere coerente con la Sua Parola, prescindendo dal fatto che “mi vada” oppure no

§         amo il prossimo quando decido per il suo bene, prescindendo da quello che lui fa per me, ed anche da quello che io provo per lui

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte: i doni dello Spirito sono tutti grandi ed utili, perché sono per l’utilità comune, ma Paolo spiega in modo inequivocabile che tra questi doni ce n’è uno più grande, e lo vuole presentare in modo esaustivo

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova: intanto lo spiega al negativo, dicendo che qualunque atteggiamento, anche il più bello ed il più utile agli altri, se è vissuto senza amore, ma per secondi fini, è inutile, spiritualmente parlando

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta: poi al positivo, presenta le caratteristiche dell’amore che Gesù insegna (l’agape)

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto: ed infine mette una spiegazione razionale: visto che tutto il resto finirà, anche i carismi con i quali ho potuto fare del bene su questa terra, ma rimarrà solo l’amore, si deduce che questo è il carisma più importante.  Senza di esso vedo il mondo “come in uno specchio”, cioè non nella sua realtà. Se guardo la vita ed il prossimo con gli occhi di Cristo, allora li vedo nella loro verità profonda, e li so amare come Lui ha amato

Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!: addirittura vicino alle altre grandi  virtù “teologali” (fede e speranza) l’agape è più grande, perché anche quelle finiranno (in paradiso non mi servirà la fede, perché vedrò la Trinità, né la speranza, perché l’avrò già raggiunta)

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         ho coscienza che l’agape è la realtà più importante della mia vita, quella che mi rende vero uomo realizzato e vero discepolo di Gesù?

§         riflettendo sulle caratteristiche dell’agape, quale vedo che posso migliorare?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

mi immagino ai pied idi Paolo mentre in segna queste caratteristiche dell’agape. Le riascolto con attenzione, guardando a come sarebbe la mia vita se fosse illuminata da questi atteggiamenti. E lascio che la gioia di questa prospettiva mi spinga a decidere per una vita di amore

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

M impegno a verificare le caratteristiche dell’agape, spiegate da Paolo, ed a migliorarne almeno una

 

  

 

 

(domenica 17 febbraio 2013  -  I di Quaresima)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA:  Romani 10, 8-13

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Non c’è distinzione tra Giudeo e Greco

Per l’essere umano, di ogni epoca e d ipogei cultura, dividere l’umanità in categorie è istintivo (ricchi e poveri, belli e brutti, buoni e cattivi…). Una delle categorie pi radicate nell’istinto umano è “noi e gli altri”, dove noi può essere la famiglia, il gruppo sociale, la nazione, il partito…

Per Gesù queste categorie non esistono: questo aspetto istintivo deve essere superato nell’attenzione all’altro, prescindendo da ogni valutazione.  Anche quelle nazionali e religiose non le accetta, perciò aiuta gli Ebrei, molto nazionalisti, ad aprire il cuore agli altri popoli, presentati in modo rivoluzionario come figli dell’unico Padre (per gli Ebrei Dio ama solo loro, e per loro è pronto anche ad uccidere gli altri).

Il diverso, per un cristiano, non è un estraneo, ma un fratello da portare all’unico Padre, collaborando con Gesù nella sua accoglienza

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, che dice la scrittura? “Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore”, cioè la parola della fede che noi predichiamo: la parola della fede, cioè il suo contenuto, deve essere sempre vicino a noi, nel nostro cuore (perché lo crediamo e perché lo viviamo) e sulla nostra bocca, perché sappiamo parlare a Dio nella preghiera e parlarne agli altri con gioia e vero spirito missionario)

Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo: questa padronanza della fede è la causa prima della nostra salvezza (ricordiamo che anche Gesù nel Vangelo ci aveva dato tre suggerimenti per avere la vita eterna: la fede, l’incontro con Lui nell’Eucaristia, il servizio dei fratelli)

Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso: la fede vissuta è la fonte della nostra santità (giustizia); la fede professata salva noi e gli altri, perché ci mette in condizione di essere mezzo per la salvezza di chi ascolta. Non siamo perciò delusi nella nostra speranza di incontro definitivo con la Trinità in paradiso, se viviamo questa fede in modo così completo.

Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato: e questa salvezza è per tutti, senza alcuna distinzione né di razza, né di sesso, né di religione, né di vita morale, perché tutti sono figli di Dio e dunque chiamati all’incontro eterno con Lui (Lui non vuole perdere nessun figlio!)

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

vivo la fede che conosco attraverso la Parola sentita, letta e meditata?

la fede è sulle mie labbra, ne so cioè parlare con gioia e competenza?

so evitare ogni discriminazione tra persone, vedendo ciascuno come figlio di Dio?

 

 Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi fermo a guardare con la fantasia le persone che circondano la mia vita, ed una per una le vedo come figlio di Dio. Guardo poi la mia vita, vedendo come sarebbe bella se fosse vissuta con questa apertura della mente e del cuore. Lascio che il mio cuore gioisca a questa immagine, per decidere di vivere così la mia vita intera

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a guardare ogni persona con gli occhi di Dio, che la vede come figlia.

 

 

 

 

(domenica 3 marzo 2013  -  III di Quaresima)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: 1 Corinzi 10, 1-6. 10-12

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

La Parola di Dio può sbagliare?

Alla base della risposta a questa domanda c’è il concetto di “ispirazione”. Sia il popolo Ebraico che i cristiani hanno sempre creduto che la Bibbia fosse realmente "Parola di Dio", che cioè Dio ha "ispirato" gli scrittori perché trasmettessero il Suo messaggio con integrità e senza errori.

Sol oche per noi cristiani l'ispirazione non è dettatura, dunque non toglie la libertà dello scrittore, che mantiene la sua cultu­ra, il suo stile, il suo modo caratteristico di esprimersi. Conseguenza di questa realtà è il bisogno di comprendere ogni libro biblico nel suo contesto cultu­rale e nello stile di ogni scrittore.

Facciamo degli esempi: i libri più antichi risentono di uno stile talvolta mitologico così come scrivevano tutti gli scrittori semitici dell’epoca. Il "Mito biblico" non vuol dire falsità, ma trasmissione di una verità raccontata sotto forma di favo­la religiosa. Se uno lo legge però pensando alla verità storica o scientifica, sembra che quelle affermazioni siano sbagliate.

Lo stesso per il brano di oggi, nel quale vediamo che Paolo è convinto che la fine dei tempi sia prossima. Tutto il brano è Parola di Dio, perciò lo accogliamo come strada per la nostra salvezza, sappiamo però distinguere quello che è salvezza,e quello che è cultura dello scrittore, mutabile nel tempo.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Non voglio che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto: non basta fare delle azioni “religiose” per essere vicini a Dio. Lui guarda il cuore, e non le azioni, vuole le scelte profonde, e non degli atteggiamenti superficiali.

Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore: se uno perciò fa azioni buone, ma nel cuore ha desideri cattivi, non è vero discepolo di Gesù; se mormora (cioè se si lamenta sempre e non vive con gioia la propria vita, vedendola come volontà di Dio oggi per la propria santificazione) non è con Lui ora e non mette le condizioni per essere con Lui per sempre.

Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi: Paolo è convinto che la fine del mondo sia prossima (addirittura in questa generazione alla quale predica). Possiamo vedere questa affermazione nella nostra vita spirituale semplicemente come un invito all’attenzione “adesso” perché il nostro incontro con Dio (la nostra morte) comunque è prossima

Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere: per questo dobbiamo impegnarci con equilibrio, non con l’orgoglio di crederci perfetti perché siamo cristiani: le scelte quotidiane dobbiamo farle comunque come ogni persona, perché solo queste scelte fanno di noi dei discepoli convinti e coerenti di Gesù

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         sono vicino al Signore con il cuore (le scelte profonde) o solo con le azioni (prego, vado a Messa, però senza che tutto ciò tocchi la mia quotidianità)?

§         “mormoro”, mi lamento della mia vita, o la gioia prevale nelle mie giornate?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Ascolto Paolo che parla del popolo Ebraico nei 40 anni del Sinai, mettendolo come esempio di scelte non conformi alla volontà di Dio (si lamentavano, cercavano se stessi e non Lui…). E poi guardo la mia vita come sarebbe se invece avessi sempre in me la capacità di vedere la volontà di Dio in quello che mi accade, come strada per la mia santificazione. E lascio che questa immagine mi riempia di gioia, in modo da poter decidere questo abbandono completo nel Padre

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a vedere la volontà di Dio in ogni avvenimento della mia vita

 

 

 

 

 

(domenica 17 marzo 2013  -  V di Quaresima)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA:  Filippesi 3, 8-14

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Perfezione raggiunta o cammino verso la perfezione?

Gesù ci invita chiaramente alla perfezione (“Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” Mt. 5,48). Come Paolo medita e ci trasmette, questa perfezione non è del momento presente, ma è una meta per noi. Nessuno perciò può dire “io sono perfetto adesso”, come non è cristiano dire “essere santo (= perfetto) non è possibile per me”.  Se Gesù mi invita, significa che è possibile, anzi, è doveroso se voglio essere Suo discepolo coerente.

Questo equilibrio tra idee chiare, impegno serio e umiltà, è uno stile che dobbiamo acquisire per vivere realmente la Parola di Gesù.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui: una meta del nostro cammino cristiano è quella di considerare Cristo come l’unico scopo della nostra vita. Ciò va visto all’interno della propria vocazione: se per un monaco o un prete ciò vale in modo assoluto, per un laico vale in modo “mediato”, cioè la nostra scelta per Lui non può prescindere da quella fatta anche per la famiglia, per il lavoro, per la società: l’importante è che quella per Cristo sia prioritaria

non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede: la santità (giustizia) infatti si vive così come Lui ci chiede, secondo la nostra vocazione

E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti: la conoscenza di Gesù (Vangelo meditato) ci fa entrare in un rapporto intimo con Lui, che si manifesta nel vivere con Lui la gioia della Resurrezione, anche vivendo in modo nuovo le sofferenze che la vita presenta: queste diventano partecipazione alle sofferenze di Cristo (conformità al Suo modo di agire)

Non però che io abbia gia conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo: Gesù mi chiama, ed io lo seguo in un cammino che non toglie la mia umanità (rimango imperfetto), ma mi mette in condizioni di cercare la perfezione in un modo soprannaturale (più che umano, più di quanto ad un uomo da solo è possibile)

Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù: la vita del discepolo per Paolo è “correre verso la meta” che è la vita eterna con Lui. Questa corsa è fatta nella vita di questa terra, già vissuta con Gesù che ci accompagna.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         so mettere Gesù al primo posto nella mia vita, in modo equilibrato all’interno della mia vocazione?

§         mi sento proteso verso la perfezione, che significa vivere con Gesù in questa vita, per continuare ad essere con Lui in Paradiso?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Guardo la mia vita come una corsa, nella quale sono proteso al traguardo. E come per il corridore il traguardo è gioia, nonostante il sacrificio della corsa, così anche io guardo il mio traguardo, il Paradiso, con la gioia della meta, nonostante le sofferenze del cammino. E lascio che questa contemplazione mi riempia d i gioia per fare in modo che tutta la mia vita sia incentrata su questo sentimento e su queste scelte

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a mettere Gesù al primo posto nelle mie scelte quotidiane

 

  

 

 

(domenica 7 aprile 2013  -  II di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA:  Apocalisse 1, 9-11.12-13.17.19

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’Apocalisse: libro di fiducia e di preghiera

C’è un modo di dire comune “è stata un’Apocalisse” per indicare un disastro immane. Il libro dell’Apocalisse infatti comprende dei racconti raccapriccianti di pericoli, guerre, pestilenze, eventi naturali che fanno paura.

Come tutti i libri biblici deve però essere letto nel contesto della mentalità dell’autore e dei lettori cui era destinato.  All’inizio del secondo secolo la chiesa era perseguitata, i cristiani soffrivano per la loro fede, ed avevano bisogno di essere animati.  L’auto dell’Apocalisse allora scrive quest’opera, ispirato dallo Spirito Santo, per dire ai suoi lettori che Cristo è l’Agnello immolato, ma risorto, ed è più grande di tutti i pericoli e problemi. L’ultima parola sarà Sua, e vincerà sul male e sulla nuova Babilonia (Roma, il cui Impero era l’origine delle persecuzioni). Li invita perciò alla fiducia e alla preghiera.

L’Apocalisse è infatti un libro di preghiera, e soprattutto di fiducia nel Cristo vincitore del male ed innamorato dell’uomo.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù: l’autore si presenta come un nostro compagno di viaggio nella vita, che comprende tribolazioni, ma anche la gioia del regnare con Gesù, nella costanza della fedeltà alla Sua Parola

Rapito in estasi, nel giorno del Signore: tutto il libro è “liturgico”, avviene di domenica, è perciò un libro di preghiera e di contemplazione

udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa: la voce di Dio è sempre potente, anche se non tale da obbligare oltre la nostra libertà. È potente nel senso che ottiene quello che dice, se noi glielo permettiamo

Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro: i candelabri rappresentano la divinità, ma quello che appare è un uomo (un modo per presentarci Gesù, uomo e Dio)

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo: per gli Ebrei, vedere Dio significava morire. Gesù invece cambia questa mentalità: noi siamo chiamati a vedere Dio, a mangiarlo, a vivere con Lui e per Lui. E si presenta nella Sua eternità, proprio per indicare che è un tutt’uno col Padre, e che può dare delle indicazioni sul senso della vita presente, della storia passata ed anche sul senso del futuro

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         so vivere la mia vita feriale alla luce dell’incontro domenicale con Gesù?

§         so ascoltare con fiducia la voce potente di Dio, che però mi lascia libero di seguirla?

§         so riconoscere Gesù come vero uomo e vero Dio?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi immagino sull’isola di Patmos, mentre contemplo la stessa visione di Giovanni. Mi fermo ad immaginare i particolari, per gustare questa simbologia dell’umanità e della divinità di Gesù. e lascio che questa immagine si radichi in me, per aumentare la mia fede nell’incontro col Dio diventato uomo per me.

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno ad ascoltare la voce potente di Dio che mi parla e mi illumina

 

 

 

 

(domenica 21 aprile 2013  -  IV di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA:  Apocalisse 7, 9. 14-17

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

La simbologia nelle profezie

Una delle forme in cui si può manifestare il mito biblico è la simbologia.

Si manifesta anzitutto nella numerologia: i numeri avevano per gli Ebrei un significato simbolico che noi abbiamo perso, ma leggendo un libro scritto nella loro mentalità, dobbiamo conoscere questa realtà per capirlo bene. Per esempio 3 è la perfezione, 7 oppure 10 la pienezza (ed ancora di più 70, 100, 1000, 70 volte 7), 12 il popolo (le Tribù di Israele), 40 “tanto quanto basta”… 

Si manifesta poi in simboli in genere animaleschi o naturali, che nella loro cultura avevano dei significati precisi. Ecco allora i draghi (il demonio), i cavalli colorati (le punizioni divine), le bestie con tante teste e corna…

Per esempio, nell’Apocalisse si parla di una bestia con 7 teste e 10 corna. Significa semplicemente il male che ha tanta intelligenza (le teste) e tanto potere (le corna).

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Io, Giovanni, vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua: i discepoli di Gesù sono chiamati da tutti i popoli, senza distinzione, perché Gesù non viene solo per un popolo, ma partendo da esso, invita tutti. Nel desiderio di Cristo c’è la “moltitudine immensa”, cioè la totalità dei figli

Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani: Dio Padre è sul trono, e vicino a Lui c’è l’Agnello. Immagine stupende della Trinità, nella quale il Padre è l’origine, Gesù è la salvezza. Primo segno dell’immolazione dell’Agnello sono le palme nelle mani dei fedeli, segno del Suo martirio

Gli risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello: martirio che è anche dei discepoli, perché per seguire Gesù bisogna saper attraversare la “grande tribolazione”. La propria vita allora è “lavata nel Sangue dell’Agnello”, è purificata ed è degna di apparire davanti al Trono di Dio

Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro: aver affrontato la vita anche nelle sue tribolazioni ci permette di vivere con Dio per sempre (“giorno e notte”) e di essere “ricoperti della Sua tenda” simbolo veterotestamentario che indica la presenza protettrice di Dio che guida il popolo

Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi”: arrivati ad essere con Lui la tribolazione finisce, e c’è solo più la gioia dell’incontro. I simboli di questo benessere sono il non aver più fame né sete, e non aver più lacrime di sofferenza

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         come mi comporto davanti alle “grandi tribolazioni” della vita? Le vedo come strada indispensabile per vivere per sempre con la Trinità?

§         quale rapporto ho con la Confessione, che mi permette di lavare le mie vesti nel Sangue dell’Agnello?

§         le immagini che Giovanni usa mi aiutano a diminuire la naturale paura del passaggio all’altra parte della vita (= morte)?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi fermo ad immaginarmi in questa moltitudine che sta davanti al Trono ed all’Agnello, e lascio che questa immagine riempia la mia vita, per aiutarmi a decidere di affrontare bene tutta la mia esistenza,m anche quando prevede la “grande tribolazione”, in modo da essere sempre pronto a vivere con Lui

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno ad affrontare con gioia quello che la vita mi presenta, per poter essere sempre con la Trinità

 

 

 

 

 

 

(domenica 5 maggio 2013  -  VI di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Apocalisse 21, 1-5

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Novità e tradizione

Un punto di discussione e talvolta di divisione nella comunità cristiana è l’attaccamento alla tradizione o al rinnovamento, più che alla carità reciproca.  Come sempre, Gesù ci insegna l’equilibrio dell’ “e – e” invece che la frattura dell’ “o – o”.

Quello che è storicamente acquisito nella fede, nella morale e nel comportamento comunitario è untene da mantenere, sapendolo rinnovare nella forma se non è più adatta ai tempi che cambiano.  Restare legati alla tradizione ad ogni costo, o volere un rinnovamento che dimentichi quanto è già stato acquisito non è secondo l’equilibrio di Gesù.

E poi soprattutto è fondamentale la carità reciproca, cioè il desiderio di cercare la verità nell’amore del prossimo, nel desiderio di non far soffrire inutilmente qualcuno solo per i miei gusti e le mie idee.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Io, Giovanni, vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più: uno sguardo all’al di là, alla novità assoluta, ci aiuta a capire le belle e grandi novità che Gesù ci ha portato anche per questa vita: chi lo segue può dire realmente che quanto c’era prima è superato nella gioia, nella pace del cuore, nell’amore totalizzante del servizio dei fratelli, e soprattutto nel rapporto con un Padre che ama ed accoglie in modo infinito, senza condizioni…

Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo: la comunità della Chiesa sarà così, ma nel cuore di Gesù deve già essere così. L’impegno di ogni fedele è quello di vivere sempre nell’attesa dello sposo, pronti ad accoglierlo e ad incontrarlo

Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”: la novità più grande che Gesù, Dio-con-noi, ci ha portato, è la gioia della vita. Per un cristiano non ci sono più lacrime, proprio perché Lui è vicino, e non possiamo più lasciarci schiacciare dal male né dalle avversità

E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”: è il Padre stesso che promette queste novità, e che ci insegna che Lui personalmente è la loro fonte, perché Lui non desidera altro che il nostro bene e la nostra gioia

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         so individuare le novità di Cristo, ed ho il cuore aperto per accoglierle?

§         vedo solo novità sociologiche (fatto caratteriale), o cerco quelle spirituali, che fanno veramente la “vita nuova” in modo radicale?

§         vivo la gioia cristiana, anche davanti alle avversità?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Contemplo il Padre che annuncia di far nuove tutte le cose, e ricordo queste novità come Giovanni me le spiega (gioia, pace, assenza di lacrime…). Lascio che l’immagine di una vita in questo “mondo nuovo”, senza utopie ma con tanta serenità, mi aiuti a decidere d idi vivere sempre da discepolo di Gesù, col cuore aperto alle Sue novità

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno ad aprire il mio cuore e la mia vita alle novità di Gesù

 

 

 

 

 

(domenica 19 maggio 2013  -  Pentecoste)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Romani 8, 8-17

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Opere della carne e opere dello Spirito

Un linguaggio caro a Paolo, col quale presenta il bene o il male nella vita di un credente.

Opere della carne significa ciò che uno vive seguendo gli istinti e non la Parola illuminante di Cristo.  Eccone come esempio un elenco, tratto da Galati 5,19-21: Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.

Per opere dello Spirito Paolo intende invece le scelte di vita secondo la Parola di Gesù, vissute con la forza dello Spirito Santo. Lo stesso brano continua così (Galati 5,22-23) Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

Alla base di questo modo di esprimersi c’è l’invito alla libertà (è una nostra scelta) ed alla presa di responsabilità personale (da questa scelta dipende l’accoglienza o meno della salvezza portata da Gesù)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Fratelli, quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi: questo linguaggio paolino ci fa capire come è importante vivere alla luce dello Spirito, che illumina e dà la forza di scelte conformi alla coerenza di un figlio di Dio e discepolo di Gesù

Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi: spesso Paolo fa di questi ragionamenti un po’ astrusi, il cui scopo comunque è sempre quello di spingerci a decidere per Gesù, che ci dona lo Spirito per aiutarci a vivere bene ed a raggiungerlo in Paradiso

Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio: nello Spirito Santo abbiamo superato una vita puramente materiale (secondo la carne) e siamo così pronti a vivere da veri figli di Dio

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”: infatti seguendo Gesù abbiamo il privilegio di chiamare Dio “Abbà”, e di averlo realmente come tale. Chi non lo vede così ha sempre di Dio un’idea che mette paura (il padrone)

Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria: il nostro essere figli non è una pia idea: è una realtà che ci permette di considerarci eredi di tutte le promesse divine. Con Gesù abbiamo tutto dal Padre, iniziando dalla Croce, ma giungendo alla Resurrezione, alla gioia, alla pace del cuore…

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         vivo normalmente alla luce dello Spirito Santo o dei miei desideri terreni?

§         mi sento realmente “figlio di Dio”, e dunque erede di tutte le promesse che Lui ha fatto al Suo Figlio secondo natura, che è Gesù? tra queste promesse, comprendo che c’è anche la Croce, ma vista come via maestra di salvezza e non come punizione o maledizione?

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Contemplo il mio rapporto con Dio, vedendomi realmente figlio, gustando l’appellativo “Abbà”, immaginando tutte le promesse che il Padre ha fatto al Figlio ed ai figli. E lascio che questa immagine riempia il mio cuore, per aiutarmi a decidere con gioia di seguirlo sempre e di gustare la Sua Paternità

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno a riconoscere Dio come Padre, ed a vivere conseguentemente

 

  

 

(domenica 9 giugno 2013  -  X del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA:   Galati 1, 11-19

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Autenticità della Parola di Dio

Credere che la Parola di Dio (la Bibbia) sia autentica è un atto di fede. La ragione però viene in nostro aiuto per dimostrare che il testo così come lo abbiamo noi è quello originale, e non è stato manipolato in un secondo tempo.   Questa certezza nasce

§         anzitutto dal fatto che abbiamo un numero enorme di codici (cioè di papiri e pergamene antichi), soprattutto se li compariamo con quelli delle opere classiche latine e greche.  Ecco una ricerca come esempio:

    • Nuovo Testamento:

      • Papiri: 29, dal 2° al 5° secolo

      • Pergamene “Maggiori” (più antiche, scritte con caratteri maiuscoli): 13 del 4° secolo;    13 del 5° secolo;   22 del 6° secolo;   56 dal 7° al 10°.

      • Pergamene “Minori” (più tardive, scritte con caratteri minuscoli): circa 375 dal 9° al 14 secolo, con un’eccezione di una del 5°

o        De Bello Gallico di Giulio Cesare

§         I due codici più antichi sono pergamene del 9° secolo.  Gli altri sono più tardivi.

o        Opere di Virgilio

      • Pergamene “Maggiori”: 3 del 4° secolo (una di 75 pagine, una di 11 ed una di 8); 2 del 5° secolo, quasi complete;  1 del 9° secolo di 51 pagine.

      • Pergamene “Minori”: 19 importanti (tra il 9° ed il 14° secolo), alcune altre meno.

o        Dialoghi di Platone

      • Pergamene: 52, tutte tardive

§         Nasce poi dalla riflessione interna, comparandole con altre opere religiose delle varie culture. La differenza si nota nel fatto che tutte le altre sono proposte “naturali” cioè che l’uomo può raggiungere con la propria intelligenza (anche se in concreto solo pochi uomini particolarmente sensibili ed intelligenti le hanno raggiunte, e qui sta la loro importanza nella storia delle religioni e la loro possibilità di essere di vero aiuto a molte persone per raggiungere Dio, anche se in modo incompleto), mentre la S. Scrittura dice alcune cose (non tutte le sue pagine) che sono “divine” cioè che l’uomo non può capire da solo, ma solo Dio stesso le può raccontare (Trinità, paternità divina, amore divino fino al mettersi a servizio dell’uomo…)

 

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo: il Vangelo può essere interpretato, e così si stravolge.  Se invece si arriva a comprendere il vero pensiero di Gesù, si è certi di avere la possibilità di seguire bene il Suo messaggio

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri: chi non vive bene la Parola di Gesù, non è dannato, non è perso per sempre: il Signore ci dona sempre una nuova possibilità, come l’ha donata a Paolo, che da persecutore è diventato Apostolo

Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco: il cambiamento è stato improvviso come scelta, ma ha avuto bisogno di una lunga preparazione per diventare capace di conoscere il messaggio reale di Gesù, in modo da presentare la Sua Parola e non le proprie idee

In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore: la preparazione termina con una revisione generale proprio con Pietro, per essere sicuro di aver capito il messaggio di Gesù di cui Pietro è garante. Con questo cammino che Paolo ha fatto, siamo certi che leggendo le sue lettere vediamo la vera vita cristiana vissuta dalla prima comunità

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         quale rapporto ho con il Vangelo? Lo leggo realmente come se stessi ascoltando Gesù che mi parla personalmente?

§         Quando ho dei dubbi, li so affrontare con chiarezza nella comunità della Chiesa, senza interpretare a modo mio?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino di essere a Gerusalemme, insieme a Paolo che parla con Pietro, e imparo come si affronta la verità del Vangelo: con la certezza di colui che ha avuto le chiavi del Regno dei Cieli. E lascio che questa immagine riempia il mio cuore, per poter decidere di essere sempre aperto alla verità di Gesù conosciuta e poi vissuta con coerenza

 

7. IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA’ ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola) 

Mi impegno ad affrontare i miei dubbi di fede con chiarezza e coraggio

 

 

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Ultimo aggiornamento: 20-02-14